L’immagine della 19° edizione di Euganea Film Festival è una foto di Massimo Calabria Matarweh, un’immagine dove l’albero rappresenta la capacità e il coraggio di resistere alle difficoltà. Dal 6 al 20 settembre 2020 sarà possibile conoscere il lavoro di Massimo Calabria Matarweh attraverso la mostra fotografica Tracce di polvere dal sogno di Palestina che verrà allestita a Villa Pisani di Monselice. Apertura e presetazione della mostra alla presenza dell'autore domenica 6 settembre ore 19.00.
“Forse ci fu qualcosa qui ma tu, sparendo, hai fatto sparire quel poco che era il tuo mondo quaggiù, lasciandolo come consunto dal tuo fuoco”. (Pier Paolo Pasolini)
Tracce di polvere dal sogno di Palestina
"La macchina fotografica è una grande scusa per girovagare e meravigliarsi, nell’autentico desiderio di innescare occasioni di rapporti umani, che per timidezza o indifferenza spesso si evitano, letteralmente perdersi ed immergersi con intensità in ciò che non si conosce. Lo spazio così diventa introspettivo, luogo d’incontro dell’esperienza umana in quell’atto quotidiano di equilibrio che sono le contraddizioni.
Credo che le fotografie affermino non cosa sta succedendo, ma piuttosto suggeriscono cosa potrebbe accadere, dialogando tra di loro attraverso un’atmosfera evocativa e di vulnerabilità, di assenza e presenza, come se riemergessero dalla polvere, rivelando sé stesse e conservandone traccia in superficie. Lavorare con la superficie quindi, nel tentativo di portare alla luce qualcosa di inaspettato e da quest’ultimo imparare.
Il tentativo di far esperienza in Palestina prende vita circa quindici anni fa, da una profonda urgenza di esplorare i luoghi e ciò che resta dell’eredità culturale di mia madre utilizzando un banco ottico 4x5, procedimento lento per sua stessa natura, proprio per dichiarare la presenza e favorire questi incontri inaspettati.
Le immagini diventano così testimonianza della reazione a questi incontri, come il ritratto di un ragazzo al calar del sole con un’occhio gonfio e rosso, come se avesse ricevuto un’offesa o semplicemente arrossato dalla sabbia portata dal vento; il tronco di un’albero, in parte avvolto ed affossato nella sabbia di un cantiere edile, ci restituisce la sensazione di uno stato asfittico, diversamente le sue cime verdi ci suggeriscono che, fino a prova contraria, la vita ancora c'è. Se di documentario si può parlare quindi, credo di non aver documentato altro se non le mie stesse preoccupazioni."
Massimo Calabria Matarweh. Vive e lavora tra Padova e Medio Oriente. Dopo gli studi in Antropologia culturale, si diploma presso l’Istituto di Fotografia e Arti Visive di Padova. In qualità di fotografo incomincia a lavorare in studio, dal 2007 dedica la propria attività a progetti di impronta documentaristica soprattutto in Medio Oriente, esplorando la relazione tra memoria e luogo. Dal 2015 collabora con la casa di produzione Jolefilm di Marco Paolini.
Mostra ad ingresso libero.
Dal martedì al venerdì 9.00/17.30.
Sabato e domenica 10.00/13.00 – 16.00/19.30.